




15/9 La lotta per il diritto all'abitare suona la sveglia a Roma!
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- Creato Lunedì, 19 Settembre 2016 07:01
10 Municipi Occupati – Invasa la festa dell’Unità!
La notizia di Abd Elsalam, ucciso in modo orribile mentre lottava in difesa dei suoi diritti, ha incrociato una giornata di mobilitazione preparata con cura dai movimenti romani. La necessità di irrompere dentro un panorama capitolino avvitato attorno agli scontri di potere interni al mondo grillino, si era manifestata già nelle strade di San Basilio qualche giorno fa ed è partendo da lì, da quel partecipato momento che ci si è mossi per produrre le occupazioni dei Municipi a maggioranza 5 stelle e l’invasione della festa dell’Unità organizzata dal Pd nel quartiere di Pietralata.
Le lotte per il diritto all’abitare e per la libertà di movimento si sono intrecciate così con gli avvenimenti che riguardavano la logistica e la mobilitazione dei comitati di Bagnoli in conferenza stampa prima e in assemblea poi. Percorsi che hanno volti simili, che frequentano e abitano gli stessi luoghi, che si possono mischiare e scomporsi continuamente. Una produzione di energia interessante e decisiva che si sta accumulando e che presto o tardi è destinata ad esplodere.
L’arrivo delle centinaia di bambini e bambine, di uomini e donne all’interno della Festa dell’Unità ha sorpreso i presenti e scompigliato i piani degli organizzatori. Il dibattito sulla povertà che doveva svolgersi tra tre signore del PD, è stato cassato, fra imbarazzi e tensioni, grazie all’impatto prodotto proprio dai soggetti di cui si doveva trattare. Il palco in questo caso è stato occupato dai poveri e sono loro che hanno espresso il punto di vista più rilevante, così a Livia Turco, Ileana Piazzoni e Francesca Danese non è rimasto altro che invocare un “confronto civile”.
Difficile davvero immaginare un confronto di questa natura, data l’inciviltà palese del governo Renzi soprattutto verso la povertà, la precarietà, i territori. Quindi davanti ai nefasti provvedimenti renziani la distanza appare incolmabile e il confronto impossibile, per questo incassiamo solo balbettii e promesse che non verranno mantenute.
Non sappiamo se dai municipi e dalla sindaca Raggi arriverà qualcosa di diverso. Certo i primi segnali sono sconfortanti e la discontinuità promessa non l’abbiamo vista. Continuano ad essere raggi che non scaldano e non è certo interessante fare a gara tra chi l’aveva detto e chi ci aveva sperato. Entrare nei municipi è stato un po’ come accendere dei riflettori sugli organi di prossimità, misurare rapporti di forza e intenzioni, premere sui territori per invadere il centro. Ancora energia da liberare e soprattutto da non consegnare nelle mani della demagogia xenofoba e qualunquista dentro periferie dove in molti viviamo quotidianamente un disagio crescente, che viene sempre più affrontato attraverso meccanismi di controllo e ricatto.
Al termine di una lunga giornata che a Piacenza è continuata anche nella notte, la decisione di scrivere queste righe ci è sembrata opportuna. L’autunno che arriva non sembra tranquillo, per tanti motivi, e crediamo che in molti si stanno innervosendo. Un poco di rabbia trapela nelle contestazioni a Renzi e nelle mobilitazioni territoriali, nelle lotte sindacali e nelle iniziative di movimento. L’energia si accumula e sembra complicato ingabbiarla dentro contenitori come il movimento 5 stelle o esperienze locali di altro tipo. È una spinta che non considera i governi come amici e che marca una larga distanza dalle dinamiche elettorali. Per questo non ne conosciamo l’autentica forza e dove/quando essa si manifesterà, dove farà danni. Sarà un “social not” da incubo per chi è alla ricerca del consenso tra briciole e spiccioli di democrazia, una possibilità di rivolta che muove da tempo piccoli passi e che sta facendo affacciare sulla scena gli ultimi, quelli brutti sporchi e cattivi che si gettano sotto i Tir, che occupano le case, che non vogliono pagare la sanità, l’acqua e la luce, che non sopportano i confini, che vogliono muoversi liberamente, che non tollerano le grandi opere. Qualcuno li racconta come i “nemici della città” e della convivenza civile, ma alla fine con tutto ciò ci si dovrà fare i conti. E questo è successo ai presidenti di municipio e alle relatrici della festa dell’unità. Chiedere per favore di scambiare due parole, non potendo fuggire.
Verso l’autunno fra distanze da mantenere ed energie da liberare!
Movimenti per il diritto all’abitare
Abitare nella Crisi ..verso un nuovo autunno di lotta!! Roma 17-19 settembre
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- Creato Venerdì, 02 Settembre 2016 10:19
Come già emerso nell’appuntamento di Venaus, le lotte per il diritto all’abitare mantengono una forte centralità dentro i territori, alimentando un conflitto quotidiano e diffuso con il governo Renzi, con le sue scelte rispetto all’emergenza casa e più in generale con la sua “guerra ai poveri”. Le dinamiche sociali che si accendono intorno a diritti primari come quello all’alloggio e quello del reddito, impattano oggettivamente con i provvedimenti governativi in materia di welfare, con il saccheggio dei territori, con una politica che sforna sempre più precarietà e povertà per poi affrontarle esclusivamente in termini di controllo e repressione, in termini polizieschi.
In un contesto in cui numerose soggettività si apprestano ad utilizzare la scadenza referendaria per fare i conti con Renzi e il cosiddetto partito della nazione, le lotte per l’abitare non possono mancare, non possono non essere protagoniste, cogliendo una occasione importante per tornare a generalizzare e verticalizzare lo scontro. Soprattutto dopo aver assistito in questi giorni all’immane tragedia del terremoto, dove il diritto all’abitare è totalmente compromesso da una logica e da criteri di costruzione che guardano al profitto e non alla sicurezza delle persone. Non si può consentire di usare l’evento sismico come causa della morte di trecento persone quando è evidente che questi decessi si possono configurare come veri e propri omicidi, vittime dell’assenza di controlli e di una politica alloggiativa pubblica. Che questo sia accaduto in luoghi di vacanza poco importa. Sono molteplici le iniziative di legge regionali che vanno proprio nella direzione opposta e amplificano progetti di nuovo consumo di suolo e di nuove cementificazioni. Con la possibilità di trasformare paesi rasi al suolo in un nuovo volano per l’economia dei disastri e delle emergenze.
Ma come alimentare un percorso in grado di trasformare le nostre vite sfruttate precarie di nuovo in minaccia in grado di sfidare questo presente?
Rispetto all’occasione del referendum si presenta il rischio di un agglomerato liquido e composito capace di unirsi solo per un evento/mobilitazione, ma non di proseguire e rilanciare un percorso reale. Appare quindi necessario che la composizione sociale che caratterizza i nostri percorsi di lotta non si faccia irretire da meccanismi eccessivamente politicisti e distanti da sé, ma inizi a muoversi sul proprio terreno. Scongiurando in questo modo il rischio di neutralizzazione del potenziale antagonista fino ad oggi espresso attraverso le pratiche di riappropriazione, nell’affermazione della libertà di movimento, nelle lotte per il diritto alla casa, al lavoro ed al reddito; e soprattutto nell’attivismo dei migranti e delle periferie.
Il referendum costituzionale non è di per se il motore che accende i percorsi di autonomia nei territori, “per utilizzarlo e non esserne utilizzati” occorre tornare a parlarsi e confrontarsi ri-mettendo al centro, accanto ai temi della riappropriazione di reddito e vita, anche la concretezza di battaglie come quella contro l’articolo 5, per il recupero, l’autorecupero e l’edilizia popolare. A ciò unire la comprensione dei nuovi strumenti repressivi che vengono messi in atto e soprattutto comprendere quali contromisure prendere.
L’escalation del conflitto può essere data solo da un rinnovato protagonismo sociale. Lo spazio sociale e politico da occupare è immenso e le gambe su cui marciare per costruire un deciso “social not” al governo Renzi vanno messe in movimento sin da ora con coraggio, lucidità e determinazione. Il nostro soggettivismo può fare la differenza e non consegnare nelle mani di una delega e di un voto la fuoriuscita da un renzismo sempre più contestato e distante. Come irrompere quindi dentro uno scenario che rischia di essere governato dalla sola opposizione possibile rappresentata dal M5S? O da esperienze istituzionali locali come quella che vede De Magistris capopopolo? La scommessa emersa grazie all’appello NOTAV a Venaus è una sicura premessa, ma il grosso deve essere ancora messo in movimento.
Rilanciamo le date che sono già circolate in Valsusa: il 17 e il 18 Settembre ci vediamo a Roma con tutta la rete di Abitare nella crisi e con tutte le realtà territoriali disponibili ad un confronto aperto e combattivo.
Il 19 settembre saremo in presidio a piazzale Clodio per una nuova udienza sulla sorveglianza speciale richiesta per 2 attivisti dei movimenti romani per il diritto all’abitare.
Nelle prossime settimane articoleremo meglio la due giorni che intendiamo proporre, suddivisa nella giornata di sabato su tavoli tematici e la domenica nella forma dell’assemblea plenaria.
Abitare nella crisi
Per sempre al vostro fianco contro chi devasta e saccheggia le nostre vite
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- Creato Venerdì, 02 Settembre 2016 10:12
Lettera aperta alle popolazioni di Marche, Lazio e Abruzzo colpite dal terremoto scritta con le lacrime agli occhi dai loro fratelli e sorelle senza casa di Roma
Con gli occhi pieni di lacrime e il cuore in gola. Da quando quella maledetta scossa è caduta sui vostri paesi qui a Roma, nelle case occupate da chi, schiacciato da precarietà e sfruttamento, non ha mai rinunciato a lottare per una vita dignitosa, donne e uomini, vecchi e bambini sono usciti dalle loro stanze per incontrarsi, stare insieme, parlare. Sulla bocca di tutti e tutte loro, parole mormorate appena nel tentativo di esprimere un dolore immenso. Nell’anima di ognuno, il peso di un fardello enorme e un solo desiderio: fare arrivare ad Amatrice, ad Accumoli, ad Arquata e ovunque, in questo momento, si stia piangendo per i propri morti, un segno tangibile della nostra solidarietà, della nostra partecipazione al vostro lutto e del nostro rispetto. Molti compagni e compagne, in questi giorni, attraverso le Brigate di Solidarietà, si sono organizzati per fare arrivare nelle zone colpite dal sisma denaro e aiuti materiali. E in tutte le assemblee delle case occupate a scopo abitativo a Roma, nei prossimi giorni, si seguirà ciò che accade nel centro Italia per continuare a offrire il nostro completo sostegno. Perché siamo convinti che ognuno di noi debba dare qualcosa affinché nessuno sia costretto a cedere tutto. E ogni singolo euro che riusciremo a strappare alla nostra stessa indigenza per offrire sollievo a chi – nostro fratello e nostra sorella nel dramma di una perdita tanto enorme – vive sulla propria pelle momenti di così intensa difficoltà, contribuirà al riscatto di tutte e di tutti. Noi stessi, per definire la condizione che viviamo, usiamo spesso il termine di «terremotati». E ci riferiamo, con questo termine, a quel terremoto sociale chiamato spesso dai giornalisti con il termine «crisi». Nella realtà dei fatti, le storie silenziose di centinaia di migliaia di famiglie, in tutta Italia, a cui la riorganizzazione voluta da speculatori e banche ha tolto prima il lavoro, reddito, servizi e poi la casa. È stato così che tantissimi e tantissime di noi sono stati costretti a passare molte notti in strada, accampati in qualche panchina nei parchi pubblici o rifugiati alla buona in macchine non più in grado di marciare. Ma se è vero che non esiste notte tanto lunga da impedire al sole di risorgere, per noi questo sole ha iniziato a rischiarare una condizione insostenibile quando, tutti insieme, ci siamo organizzati per occupare immobili in disuso. Ci sono oltre trecentomila case vuote a Roma. Riteniamo lo stato e le amministrazioni colpevoli di lasciarle vuote anziché consegnarle a chi ne bisogno per favorire la loro vendita ai grandi gruppi bancari, o ai famigerati palazzinari, gli stessi che hanno costruito con i soldi pubblici la scuola di Amatrice, crollata come un castello di sabbia nel corso del terremoto, a testimoniare come, per chi specula sui nostri territori, la nostra vita e quella dei nostri figli vale meno di zero: sono disposti ad ucciderci tutti pur di realizzare i propri profitti!
La solidarietà, ne siamo convinti, non può essere soltanto una parola. Per questo esprimiamo la nostra volontà non solo di continuare ad aiutare le popolazioni terremotate e sfollate, ma lottare insieme affinché, nel più breve tempo possibile, vengano ricostruite le città ed i paesi colpiti. Affermiamo questo perché, purtroppo, l’esperienza ci ha insegnato a non credere a nulla di quanto lo Stato, incarnato da nugoli di politici bravi solo a parlare per racimolare voti e a incassare laute prebende a nostre spese, ha promesso in questi anni.
Il governo ha promesso che farà ripartire immediatamente le scuole. Ma come può mantenere una simile promessa chi, sulle scuole pubbliche, si è abbattuto con la stessa furia di un terremoto, lasciando i luoghi che frequentano i nostri figli privi delle più elementari norme di sicurezza e costringendo i genitori a intervenire persino per comprare la carta igienica?
Il governo ha promesso che ripristinerà strade e ospedali. Ma come può mantenere una simile promessa chi, in questi anni, ha decretato la chiusura degli ospedali dei piccoli centri, ha cancellato tutte le infrastrutture, come i treni regionali, caratterizzati da un’utenza popolare, e, in ultima analisi, ha aumentato le tasse a danno delle fasce più deboli della popolazione, finendo per trasformare il diritto alla salute in un lusso?
Il governo, infine, ha promesso che ricostruirà i meravigliosi borghi del centro Italia. Noi, però, ricordiamo bene quanto accaduto all’Aquila. C’eravamo anche noi, nelle strade di Roma, quando una delegazione di quella cittadina, arrivata per esprimere il suo sacrosanto dissenso rispetto a come veniva trattata la città abruzzese, è stata accolta con i lacrimogeni e i manganelli della polizia: e quante teste spaccate ci sono state quel giorno! Quanto sangue è stato fatto versare a chi, come noi, aveva perso la casa e, come voi, aveva perso la casa e tanti parenti e amici carissimi.
Ora, per quale motivo le cose dovrebbero prendere una piega diversa?
Il governo ha promesso che restituirà casa a chi l’ha persa. Ma come può mantenere una simile promessa chi sta lasciando senza casa un numero enorme di persone in tutta Italia: anziani, disoccupati, disabili e tantissimi bambini e bambine?
Il governo ha promesso che farà di tutto per garantire ai bambini un veloce ritorno alla “normalità”. Ma come può mantenere una simile promessa chi, con l’articolo 5 della legge Renzi-Lupi, ha negato persino il diritto alla residenza ai bambini e alle bambine che vivono nelle case occupate, impedendo loro persino di iscriversi a scuola!
Ora i nostri bambini e le nostre bambine, ugualmente frastornati dall’accaduto, vogliono essere vicini ai fratellini e alle sorelline terremotati e lo stanno facendo alla loro maniera, con disegni, pensieri e piccole poesie che pensiamo, magari, di affiggere sui muri romani, per trasmettervi la nostra totale empatia, la nostra incondizionata partecipazione al vostro lutto.
Certamente, quello che ci domandiamo è: ma questi signori e signore del governo, perennemente abbronzati, non provano almeno un po’ di vergogna o un briciolo di umanissima pietà?
I fatti dicono di no. I fatti dicono che un ministro come Delrio sta già ragionando nei termini del “volano economico” che i lavori del terremoto potrebbero offrire, perché questo è per loro la tragedia: soltanto una nuova grande opera, come se il disastro amatriciano fosse l’Expo di Milano o l’Alta Velocità in Val di Susa; nient’altro che un’occasione di business per imprese tutte uguali a quella che ha costruito la scuola di Amatrice.
Per questo siamo convinti che la responsabilità dei morti provocati dal terremoto, come dalle alluvioni che sistematicamente flagellano l’Italia o dalle stragi come quella dello scontro tra i treni in Puglia, prima che alla natura o ad errori umani, sia da attribuire a questa politica e a questa economia criminale, capace di mettere il proprio interesse davanti a qualunque cosa. Tanto i morti saranno sempre e comunque i nostri, della gente comune, dei lavoratori, degli studenti, dei precari e dei disoccupati; mentre ai vari signori del mattone e ai politici compiacenti andranno i frutti della vergognosa capacità con la quale sono in grado di provocare disastri per ottenere profitti.
Sappiamo che per invertire la rotta, per fare in modo che paesi come Amatrice, Arquata o Accumuli tornino dove erano e come erano, per realizzare compiutamente il diritto alla casa per tutte e tutti, per fermare la devastazione e il saccheggio dei nostri territori, occorre un cambiamento enorme in grado di rovesciare e di ricostruire un altro presente. Occorre sottrarre ai palazzinari e alle banche il controllo dei nostri destini, organizzarsi in gruppi di intervento territoriale per vigilare su ciò di cui c’è reale necessità e per garantire che nessuno resti indietro o che si ritrovi seppellito sotto le macerie di una scuola che crolla, travolto dall’indigenza in caso di perdita del lavoro, privato dei propri diritti quando non si riesce a far fronte alle difficoltà. Queste difficoltà, infatti, sono spesso più grandi di noi se dobbiamo affrontarle individualmente, ma quando chi perde casa si organizza, quando chi perde il lavoro si organizza, quando chi subisce l’inquinamento o la devastazione del proprio territorio si organizza, ecco che queste stesse difficoltà diventano più piccole e gli stessi politici, gli stessi banchieri e gli stessi palazzinari tornano a essere ciò che sono: tigri di carta.
Noi, occupanti di Roma, siamo al vostro fianco oggi, per porgere il nostro braccio alle vostre lacrime, e lo saremo domani e sempre, per mettere i nostri corpi a disposizione della lotta che avanzerà la sacrosanta pretesa di una ricostruzione a regola d’arte, per strappare l’unica di sicurezza di cui abbiamo veramente bisogno. Gli sciacalli che già ridono, come hanno riso all’Aquila, di fronte al dolore, sono i nostri primi nemici: insieme possiamo affrontarli e sconfiggerli per sempre.
E la nostra vittoria più bella sarà, naturalmente, il sorriso dei nostri bambini e delle nostre bambine.
Con tutto il nostro amore, la nostra solidarietà e il nostro sostegno per un immediato riscatto.
Movimenti per il Diritto all’Abitare di Roma
GIÙ LE MANI DALLA VAL SUSA!
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- Creato Giovedì, 23 Giugno 2016 07:55
Dai Movimenti per il Diritto all’Abitare di Roma, massima solidarietà e complicità totale
con i ventitré compagni e compagne colpiti oggi da una grande operazione repressiva
Apprendiamo questa mattina, martedì 21 giugno, che, tra la Val di Susa, Torino e altre città italiane, una nutrita pattuglia di guardie è arrivata nelle case di ventitré tra compagni e compagne a contrassegnare con la loro presenza la giornata del solstizio d’estate. I motivi di questa sgradita visita sarebbero da attribuire alla militanza No Tav di chi in questo momento si trova costretto al carcere, agli arresti domiciliari e agli obblighi di firma; il tutto in virtù di quanto accaduto il 28 giugno dello scorso anno, quando una marcia valsusina, rompendo i divieti prefettizi alla libertà di espressione e circolazione, espresse con chiarezza ciò che la grande maggioranza del Paese pensa da tempo: casa e reddito per tutti e tutte sono l’unica grande opera di cui c’è un reale bisogno; la Tav, al contrario, è una volgare operazione mafiosa e speculativa, rispetto alla quale incarnare una reale pratica di opposizione è un titolo di merito, non certo un comportamento da perseguire.
Oggi, in ogni caso, mentre i questurini attentano per l’ennesima volta alla libertà dei No Tav, la stessa composizione geografica ed anagrafica degli arrestati – studenti universitari e pensionati, valligiani e persone originarie di posti molto lontani dai cantieri dell’Alta Velocità – parla di un’opposizione sociale quanto mai diffusa, autorganizzata, partecipata dal basso e niente affatto disposta ad abbassare la testa. A testimoniarlo una volta di più, il coraggio di Fulvio, 64 anni, che ha imboccato la via del carcere rifiutando i domiciliari, e quello di Nicoletta e Marisa, che a oltre 60 anni, hanno dichiarato apertamente di non avere nessuna intenzione di rispettare l’obbligo di firma, perché «siamo nati liberi e tali vogliamo restare», ha specificato Nicoletta, «vogliamo restare liberi e uguali».
Da Roma, i Movimenti per il Diritto all’Abitare, mentre combattono contro l’etichetta di «persone socialmente pericolose» che molti militanti si sono guadagnati opponendosi agli sfratti e sostenendo le ragioni dei senza casa, si stringono attorno ai compagni e alle compagne di una lotta comune, quella che ovunque impone le ragioni di chi non ha né reddito né lavoro e di chi reagisce allo scempio ambientale e alle privatizzazioni che stanno distruggendo i nostri territori. Con il cuore, i Movimenti per il Diritto all’Abitare di Roma saranno a Bussoleno oggi alle 21, dove una grande assemblea popolare prenderà le decisione sul come rendere più incisive le iniziative di sostegno agli arrestati e quelle dedicate alla ferma volontà di vedere cancellare dalla storia il progetto assassino dell’Alta Velocità in Val di Susa insieme a tutte le disuguaglianze economiche e sociali. In quelle stesse ore, a Roma, un’analoga assemblea parlerà di come avanzare sul terreno di rivendicazioni fondamentali in tema di casa, reddito e welfare. Per questo guardiamo avanti e ai palazzinari, ai banchieri, agli speculatori e ai magistrati con l’elmetto, sempre pronti a perseguitare chi pratica la giustizia e la libertà, diciamo che la nostra vendetta sarà il sorriso dei nostri figli.
Siamo tutti e tutte No Tav!
Movimenti per il Diritto all’Abitare di Roma
Socialmente pericolosi Conflitto, controllo e sorveglianza
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- Creato Giovedì, 02 Giugno 2016 12:56
i Movimenti occupano contemporaneamente tutti i Municipi per diritto residenza
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- Creato Giovedì, 05 Maggio 2016 13:16
Oggi, giovedì 5 maggio 2016, un’iniziativa congiunta dei movimenti di lotta per il diritto all’abitare di questa città vede coinvolti i municipi come referenti istituzionali del territorio per i temi relativi alla sicurezza sociale, nonché per i servizi anagrafici connessi all’ottenimento di diritti fondamentali, quali la salute, la scuola, l’abitare dignitoso.
Si riconosca l’importanza e la necessità del percorso di approvazione della Delibera Regionale sull’Emergenza Abitativa, come strumento reale per intervenire sul principale motivo di disgregazione sociale dei nostri territori; dopo tre anni, l’applicazione della Delibera Regionale viene ostacolata dall’interpretazione del governo commissariale del Comune di Roma, che con nuovi atti amministrativi rischia di inficiare il percorso fin qui fatto, e preannuncia nuovi sgomberi delle realtà in emergenza abitativa inserite in un processo di sanatoria relativo a tutti gli stabili utilizzati allo scopo abitativo entro il 31.12.2013.
I Municipi si trovano a confrontarsi in un quadro generale di trasformazione delle norme di riferimento che a seguito del cosidetto Decreto Lupi del 2014, consegna le città al rischio di una vera e propria devastazione sociale: gli articoli 3 e 5 sono stati già formalmente criticati con un atto di giunta municipale. Ancora una volta c’è la necessità di insistere sull’abrogazione di questi dispositivi normativi e di procedere alla costruzione di un percorso condiviso tra tutti i Municipi, oggi rimasti ultimi referenti istituzionali democraticamente eletti nella città, per richiedere al Commissario Straordinario, alla Regione e al Governo un tavolo di lavoro finalizzato alla soluzione positiva dell’attuale emergenza.
Non è più rinviabile la ricerca di una soluzione a una bomba sociale senza precedenti. Si agisca subito.
http://www.romatoday.it/politica/sgomberi-sfratti-movimenti-occupano-municipi.html
Il volantino distribuito:
NEGARE LA RESIDENZA VUOL DIR NEGARE TUTTO!!
L'articolo 5 del decreto n. 47 del Consiglio dei Ministri del 28 marzo 2014, convertito in legge nel maggio successivo utilizzando lo strumento della fiducia per approvarlo senza rischi di sorta, dispone il divieto di rilasciare le residenze da parte dell'Anagrafe e dei Municipi per coloro che vivono in uno stabile o in un alloggio occupato.
Le conseguenze di questo provvedimento odioso, pieno di furore ideologico e privo di buon senso, sono molteplici. Ci viene negato l'accesso al Servizio Sanitario Nazionale, all'istruzione, alle liste di collocamento per l'impiego, al contratto di lavoro, al permesso di soggiorno, alla cittadinanza, all'esercizio elettorale.
Sono molte centinaia le persone a cui viene negata la residenza dopo l'ordinanza prefettizia dell'ottobre 2014 anche se in netto contrasto con quanto afferma la sentenza n. 25726/2011 con la quale la Cassazione ha chiarito che “La residenza di una persona, secondo la previsione dell'art. 43 c.c., è determinata dall'abituale e volontaria dimora in un determinato luogo, che si caratterizza per l'elemento oggettivo della permanenza e per l'elemento soggettivo dell'intenzione di abitarvi stabilmente, rivelata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni sociali”.
E invece viene usata come dispositivo di controllo ed esclusione, nonostante esista una Delibera Regionale approvata da un paio di mesi che riconosce il diritto ad un alloggio popolare a coloro che sono nella graduatoria generale, a chi vive nei residence e nelle occupazioni, previa verifica dei requisiti da parte del Comune di Roma che dovrebbe procedere a un censimento per certificare l'emergenza esistente e affrontare il problema. Ribadendo il dettato securitario dell'articolo 5 del Governo Renzi-Alfano, il Commissario Tronca ha deciso, in beata solitudine, fuori dai compiti attribuiti alla funzione che svolge, di approvare una Delibera che si contrappone apertamente a quella della Regione Lazio. La delibera regionale infatti prevede un primo pacchetto di alloggi da destinare all'emergenza abitativa, in buona parte senza ulteriore consumo di suolo.
Ora Tronca vuole rovesciare questo impianto, il problema per lui non è dare una risposta a chi non ce l'ha fatta e non ce la fa a pagare affitti e mutui sempre più irragiungibili, ma intervenire con la polizia, sgomberare: ma così tante persone dove andranno? scompariranno nel nulla? perchè creare ulteriori tensioni sociali?
Oggi siamo qui per farci conoscere e per confrontarci con chi amministra questo Municipio. Non siamo cittadini di serie B, come vorrebbe una certa propaganda elettorale. Molti di noi sono migranti e rifugiati che lottano insieme agli italiani affinché i diritti primari come la casa, la residenza, l'accesso ai servizi siano garantiti a tutti e tutte. Alle bambine e ai bambini prima di tutti!
Vogliamo capire se il nostro futuro è legato a possibili e minacciati sgomberi, o se invece, nello spirito della Delibera Regionale sull'emergenza abitativa si intende tenere conto delle tante realtà come la nostra ormai radicate nel territorio con persone che lavorano, studiano e vivono qui, contribuendo a sottrarre spazi al degrado e alla speculazione e a costruire percorsi di solidarietà.
Provano a dividerci tra residenti “legittimi” e “illegittimi” con iniziative come quella sostenuta dal Commissario Tronca, che dovrebbe gestire l'ordinaria amministrazione e invece, senza alcun senso di responsabilità, legifera su temi densi di tensione sociale che necessitano di interventi programmatici e strutturali.
Non permettiamo tutto questo! Mobilitiamoci contro l'articolo 5 e la Delibera Tronca!
Giovedì 12 Maggio ore 15,30
MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO
Per la libertà di movimento, per il diritto alla residenza, per il blocco di sfratti e sgomberi!
Movimenti per il diritto all'abitare
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- Porta Pia conferenza stampa dei Movimenti per il diritto all'Abitare
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